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Dalla Topolino alla Ferrari

La scorsa settimana sono stato invitato a Lecce dall’Architetto Roberto Marcatti, presidente dell’Adi pugliese a tenere una lecture sul design nel mondo dell’auto. Il titolo era Dalla Topolino alla Ferrari. Ecco la traccia del mio discorso:

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Dalla Topolino alla Ferrari. Il tema è tanto bello e affascinante, ma talmente vasto che per non annoiarvi ho deciso di analizzare soltanto un aspetto dell’evoluzione dell’auto in Italia: il design, la bellezza dell’auto, una dote che ha molto di italiano perché i maggiori designer automobilistici del mondo sono italiani penso a Dante Giacosa, l’uomo che negli Anni 30 ha inventato la Topolino e nel ’57 la prima 500, ai carrozzieri degli anni Cinquanta, ma anche e soprattutto a Pininfarina, Giugiaro, Bertone,      al varesino Flaminio Bertoni che disegno’ lo storico squalo Ds di Citroen, e ai loro eredi che oggi si chiamano Walter De Silva, Roberto Giolito, Flavio Manzoni, Filippo Perini, Roberto Piatti o se non sono italiani come Chris Bangle o Frank Stephenson hanno lavorato a lungo in Italia respirando la nostra cultura.

La vettura nella foto è una Ferrari Gto, uno dei 36 esemplari costruiti tra il 1962-1963. Per rendervi un’idea è stato ceduto privatamente per 52 milioni di dollari, pari a 38,2 milioni di euro pochi anni fa e resta l’auto più costosa al mondo.
Gio Ponti che non devo essere certo io a presentarvi nella prefazione di un libro di Nino di Salvatore sul Disegno per l’industria ha scritto anni fa delle righe ancora molto attuali:
L’Italia per competere sul mercato mondiale, mancandole materie prime, ha due risorse
l’intelligenza vivace e pronta alla effettuazione delle cose e la vocazione alla bellezza…
Giò Ponti parlava di disegno per l’industria. Frasi che sono perfette anche quando parliamo di automobili. I tedeschi e adesso anche i giapponesi, hanno la tecnologia. Noi abbiamo la bellezza. E lo hanno capito anche loro (dico i tedeschi) visto che vengono a cercare in Italia i designer delle loro automobili…

Ma quando un’auto è bella?
Jean Cocteau poeta, saggista, drammaturgo, sceneggiatore, disegnatore, scrittore, librettista, regista ed attore francese, quello che tra le tante cose ha scritto La bella e la bestia,  diceva che
l’arte produce cose brutte che diventano belle con il passare degli anni
mentre la moda produce cose belle che diventano sempre brutte con il tempo
Forzando un po’ le sue parole l’automobile è qualcosa che sta a metà strada tra la moda e l’arte: contiene intuizioni che dureranno, ma esprime nella forma il segno del suo tempo.
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Per Enzo Ferrari la macchina più bella è quella che vince in pista
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Per Sergio Marchionne la macchina più bella è quella che vince sui mercati anche se ultimamente quando ha presentato la nuova Alfa Romeo Giulia l’ho visto emozionato
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Raccontando l’Alfa Romeo del Rinascimento ha infatti detto: “La bellezza non fa mai coppia con perfezione: sta nell’unicità, nell’emozione, nell’intensità”
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Per Maurizio Arrivabene, il responsabile della gestione sportiva della Ferrari, una macchina può addirittura essere sexy. Così almeno ha definito la SF15T

 

Chris Bangle

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Che è nato a Ravenna nell’Ohio e non in Romagna,
Fiat Coupé e l’Alfa Romeo 145.
Dal 1992 ha lavorato in BMW dove è diventato il capo designer. Serie 7 e la Serie 5… Serie 3. Altri lavori di Bangle sono stati: BMW Serie 1, BMW Serie 6, BMW Z4, BMW X3, BMW X5 e BMW X6.

Per giudicare la bellezza in un auto utilizza tre suddivisioni essenziali:

  • bellezza classica
  • bellezza esotica
  • bellezza tragica

La prima categoria comprende auto che soddisfano i canoni che tutti conosciamo: morbidezza, fluidità, linee armoniche, accessibilità  (Alfa Romeo Duetto)

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Le auto della categoria bellezze esotiche sono quelle che hanno un forte sex appeal, irresistibile, certo, per gli appassionati che se le possono permettere (Ferrari 250 Gto)

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Le auto della bellezza tragica sono quelle che appartengono a un’epoca in cui si progettava diversamente seguendo solo ed esclusivamente l’obbiettivo della purezza stilistica. Sono le auto dei grandi carrozzieri, bellezze tragiche perché irripetibili (1949 Delahaye 175 Sautochik Roadster)

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Ma come ci suggerisce uno dei più grandi designer dell’auto italiani, Walter de Silva, l’uomo che ha progettato le Volkswagen e Audi più belle degli ultimi anni, per giudicare un’auto possiamo anche provare a sentirla…

“Mai ho inteso confondere la libertà con la creatività. Il metodo è condizione essenziale. Mi è cara la metafora dei cassetti. Agisco secondo un ordine mentale e so bene, di volta in volta, quali sfilare nella sequenza più appropriata…”
Come diceva Stravinsky: più l’arte è controllata, limitata, lavorata, più è libera…
Oggi è difficile trovare una macchina brutta… (FOTO DUNA) Oggi le macchine arrivano sul mercato dopo anni di lavoro, di studio, di test. E’ difficile sbagliare un progetto. Anche le case che una volta davano poco importanza all’estetica come i giapponesi o i coreani, oggi studiano la linea delle loro vetture perché non passino inosservate, perché incontrino anche i gusti occidentali. Certo qui più per il gusto dell’estetica o l’amore per il bello ha potuto il business visto che il mercato statunitense e quello europeo sono comunque stati fondamentali perché certi brand lasciassero i confini nazionali e conquistassero il mondo. Penso a Kia (FOTO SOUL) tanto per fare un nome: negli ultimi due anni è diventato uno dei 100 brand (non solo automobilistici) più conosciuti al mondo.

Uno dei grandi designer italiani di oggi nel mondo dell’auto è Roberto Giolito, l’uomo che ha riportato in vita la 500 Fiat (compasso d’oro), l’ha moltiplicata, creando addirittura una famiglia con la 500L e la 500X e proprio all’inizio di luglio, il 4 per la precisione, ha lanciato il nuovo modello. Giolito ha elaborato un’icona del passato rendendola moderna. Un’operazione che non riesce sempre ma che nel caso della 500 come in quello della Mini, riportata in vita dal Gruppo Bmw è stato accolto con entusiasmo dal pubblico.
Roberto Giolito così come Frank Stephenson, il padre della prima Mini sono riusciti a ridare un’anima alla storia, a rendere attuale nelle forme e nella sostanza un automobile che aveva segnato un’epoca ma che ormai non poteva più stare al passo dei tempi.

Nuova 500
E’ stato più difficile far rinascere la 500 nel 2007 oppure riattualizzarla adesso?
E che cosa è rimasto della 500 di Giacosa?

E’ vero i designer italiani sono i più ammirati al mondo. Ma mi sembrava antipatico trattare l’argomento senza citare uno dei designer internazionali che si sta mettendo più in luce negli ultimi tempi: è Karim Habib, il responsabile el design in Bmw. Un esempio di formazione multiculturale: nato in Libano ha studiato alle elementari e medie in Iran, Francia e Grecia prima di trasferirsi a Montreal in Canada per il liceo e poi laurearsi in ingegneria meccanica e poi specializzarsi nel settore automobilistico in Svizzera e a Pasadena in California. Ha lavorato in Bmw è passato in Mercedes e poi è tornato in Bmw dove ha raccolto l’eredità di Chris Bangle.
“Nel nostro lavoro dobbiamo essere un po’ veggenti. Non è importante sapere che cosa vogliono ora i clienti. Per noi è decisivo quello che vorranno tra tre anni. Dobbiamo anticipare le tendenze.
“L’auto rimarrà di lusso, tecnicamente perfetta, ma non sarà solo utile per gli spostamenti. C’è in atto un forte cambiamento sociale: ci stiamo impegnando molto di più sul tema della connettività oppure sull’elettrico, questo è per noi il futuro, un’esperienza più che un oggetto da osservare. Così disegniamo auto dalle forme pulite, con linee e spigoli curati
“Quando penso al mio studio sui modelli Bmw, parlo di poesia. Lo sforzo creativo c’è ma non si vede, l’auto, come ho detto non è più così importante, deve essere importante l’uso che se ne fa.

Una curiosità legata ad un’altra casa tedesca a Mercedes è costituita dall’Advanced Design Center che la casa di Stoccarda ha voluto in Italia, a Como. Una sede attiva dal 1998 dove nascono gli interni delle vetture di produzione e dei prototipi con una continua ricerca e sperimentazione su forme, materiali, colori e tecniche di lavorazione. Attivo dal 1998, il centro design rappresenta una preziosa risorsa per la Casa, che impiega giovani designer per creare nuove idee ed evolvere il proprio stile, anche in direzioni che solo pochi anni fa sembravano “rivoluzionarie” per le vetture della Stella.

Un pensiero interessante sul concetto di bellezza di un’automobile è quello che ho raccolto da Filippo Perini che oggi è il responsabile del design alla Lamborghini, un marchio italiano che è di proprietà di un gruppo tedesco. Un marchio che viene da lontano come la Ferrari e che ha attraversato epoche più o meno fortunate trovando comunque una sua cifra. Perini racconta di essersi trovato quasi in imbarazzo quando nel suo ruolo ha dovuto cominciare a giudicare. Non il lavoro dei concorrenti ma quello dei suoi collaboratori.
“Nella funzione di valutatore essere un bravo designer non è obbligatorio: Bertone ne è la prova. Ha giudicato nella maniera più magistrale della storia dell’automobile. Lui personalmente non disegnava una riga, però aveva dentro di sé la grande dote di saper giudicare la bellezza. Dichiarare che per me un oggetto è bello o brutto è semplice, ma spiegare perché quell’oggetto mi piace o non mi piace è molto più complesso… In qualche modo si può dire che la bellezza è dentro di noi per come viviamo per come la coltiviamo e tu poi devi nutrirti d’arte: ma più di auto che di arte e più di auto che di design”.

Lorenzo Ramacciotti (FOTO) è stato per anni il responsabile del centro stile Fiat, è uno dei cervelli più lucidi nel disegno delle auto in Italia. Per 32 anni ha lavorato in Pininfarina sovrintendendo a tante Ferrari di successo tra gli anni novanta e i duemila, come la 456 (1992), la 550 Maranello (1996), la 360 Modena (1999), la Enzo (2002), la F430 e la 612 Scaglietti (entrambe del 2004). Ultimamente dopo aver disegnato la Maserati Alfieri si è occupato anche del rilancio dell’Alfa.
Lui sostiene che
La cultura dell’auto si è sviluppata negli anni esprimendo – attraverso i tempi, le mode e le tecnologie disponibili – la prevalenza di valori come la potenza, la leggerezza o il comfort.
Lo Stile Italiano rappresenta, da sempre, un perfetto equilibrio tra tutti questi elementi, dove la forma si modella sulla sostanza, ma senza diventarne una pura e semplice funzione.
Le soluzioni aerodinamiche, gli ingombri meccanici, i rapporti di forma creano punti di riferimento da cui il designer deve obbligatoriamente partire.
Ma a tutto questo, lo stile deve dare vita, creando una “pelle” che si plasma in modo organico sulle parti del corpo – come i muscoli di un cavallo in corsa.
Mi sembra una bella descrizione di come nasce un’auto. Ramacciotti ha detto queste frasi presentando la Giulia dell’Alfa Romeo l’ultima nata della casa di Arese. Una vettura super sportiva che mi permette di collegarmi con la Ferrari. Il responsabile dello Stile Ferrari oggi è Flavio Manzoni che ha già vinto il Compasso d’oro per la F12 Berlinetta

Il caso Ferrari è particolarissimo. A Maranello sono nati modelli che sono diventati dei capolavori intramontabili.
Flavio Manzoni è arrivato a Maranello nel gennaio 2010 dopo in Lancia, Fiat ed esser stato direttore  del Creative Design Center del gruppo Volkswagen.
L’obbiettivo che si pone quando disegna una Ferrari è di ottenere una bellezza intramontabile che rimane nel tempo. Assicura che a Maranello non si fa stile, ma design
Lui ci racconta così come nasce la Ferrari…

Cassetti che si aprono e che si chiudono, fogli bianchi che si riempiono. Spero di avervi fatto più o meno capire come nascono le auto di oggi, come oggetti nati per spostarci da un punto A a un punto B sono diventati anche dei capolavori estetici.


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